“…a far la bocca dolce ai commensali penserà la famiglia dello sposo che, a fine pasto, dovrà offrire la pitta ‘mpigliata, preparata anzitempo, curando che la pitta sia di finezza giusta.”
Sono esattamente queste le parole incise su di un antico documento risalente al 1728, un vero e proprio atto notarile, in cui la famiglia Giaquinta, nel concedere la propria figlia Angelica in sposa al possidente Battista Caligiuro, specificava anche questo curioso dettaglio riferito al dessert del banchetto nuziale.
Si tratta della prova scritta più eloquente che conosciamo intorno alla pitta ‘mpigliata, ed è per questo motivo che le sue origini vengono legate alla tradizione sangiovannese, anche se esistono diversi altri riferimenti, secondo i quali questo dolce avrebbe avuto le sue prime comparse molto ma molto tempo prima.
Nell’antichità la “pitta” era un alimento conosciuto. Nell’antico Egitto, per il giorno genetliaco [dal lat. genethliăcus, gr. γενεϑλιακός, der. di γενέϑλιος «natalizio»] del Faraone, si consumava una focaccia schiacciata condita con erbe aromatiche. Erodoto ci ha tramandato delle ricette babilonesi. Archiloco di Paro, poeta e militare del VII secolo a.C., ci informa della sua “focaccia impastata” come l’alimento principale del soldato. “Pitta”, in greco, significa focaccia, pane, piatto.
La Grecia ci tramanda schiacciate e focacce come alimento diffuso e popolare in tutta l’antichità classica. I greci della classicità usavano le “pitte” come piatti, chiamate anche “mense”, su cui deporre i cibi a tavola, ma quando la fame era tanta mangiavano anche quelle, cosi come ci descrive Virgilio nell’Eneide al libro VII:
“Altro per avventura allor non v’era di che cibarsi. Onde, finiti i cibi, volser per fame a quei lor deschi i denti, e motteggiando allora: «O – disse Iulo – fino a le mense ancor ne divoriamo?».”
Mentre l’ultimo dei padri latini Isidoro di Siviglia, nelle sue Etymologiae, sostiene che il termine “focaccia” derivi dal latino focàcia, femminile di focàcius, con il significato di “cotta al focolare”.
Altri sostengono che la “pitta” è una ciambella di pane, le cui origini derivano dalla focaccia rituale decorata, picta cioè pittata, dipinta e offerta alle divinità dagli antichi popoli italici e romani.
Sono sicuramente tante le teorie a riguardo e, a volte, anche contrastanti tra loro; non è nostra intenzione quella di appropriarci presuntuosamente delle origini di un prodotto in sé, ma vogliamo semplicemente valorizzare e consolidare le origini di una tradizione, profondamente legata alla nostra terra e alla comunità che da secoli la popola.
Nessuno può negare l’esistenza e il consumo di una pietanza così semplice – e per certi aspetti povera – anche in epoche remote, ma è altresì vero che nessuno può confutare il valore storico, culturale e sociale che gravita attorno ad una tradizione gastronomica così consolidata come quella della pitta ‘mpigliata sangiovannese.
Dulcis in Fiore nasce ed esiste principalmente per questo scopo: tutelare e valorizzare non un prodotto, non un semplice dolce, ma l’identità di una tradizione secolare.